L’imprevisto. Appuntamento con Tom Stoppard


«QUI C’È MARCO TULLIO GIORDANA?»
Un ragazzo stretto e lungo, teso come la sua voce, invade lo spazio senza preavviso. Poi tace, aspetta e ricomincia a volume ancora più alto. «QUI C’È MARCO TULLIO GIORDANA?»
Non muove un muscolo, eppure sembra continuare ad allungarsi, su delle spalle sottili, decise a arrivare il più vicino possibile alle orecchie di chi ha intorno, come l’asta di quelle vecchie radioline portatili, che sembrava essere sempre sul punto di spezzarsi e spesso lo faceva, ma la musica continuava a spararla fuori, senza tentennamenti.  Urla la sua domanda, ancora e ancora, con rabbia, di quelle controllate, di quelle che senti a pelle essere pericolose.
Nessuna risposta dalla relatrice che stava utilizzando un aneddoto per introdurre il libro che la Sellerio ha appena dedicato alla trilogia di Tom Stoppard The Coast of Utopia  (Faber and Faber, 2002, tradotto in italiano da Giordana e Perisse con il titolo La sponda dell’utopia, Sellerio 2012). Nessuna risposta da Marco Tullio Giordana, venuto a presentare quello stesso testo che il 10 aprile è sbarcato all’Argentina di Roma in uno spettacolo che rappresenta la prima importante prova teatrale dell’impegnato regista cinematografico (fra le sue opere ricordiamo certamente I cento passi e La meglio gioventù).  Le voci dei seguaci si mischiano al silenzio del pubblico che si preparava ad ascoltare un bel racconto di Giordana sulla forza del teatro, sulla volontà degli attori di portare in scena la trilogia del grande drammaturgo inglese (d’adozione, ma nato in Cecoslovacchia) Tom Stoppard contro ogni ragionevole ostacolo, sebbene durasse circa nove ore divise in tre serate e necessitasse di ben 31 attori, 200 costumi e 68 quadri differenti, in un periodo disastroso per le finanze dei teatri in Italia; sul coraggio della Sellerio nell’aver raccolto la sfida di Giordana e compagnia, decidendo di pubblicare la prima traduzione del testo di Stoppard in italiano, sperando forse nella stessa fama che altre pièce hanno avuto alla fine dello scorso secolo (prima fra tutte l’indimenticabile Rosencratz e Guildestern sono morti (1966), tramutatosi nell’ancor più apprezzato film omonimo (1990) diretto dallo stesso Stoppard, con tanto di Leone d’oro al Festival di Venezia e eccezionale interpretazione di Tim Roth e Gary Oldman). Niente di tutto questo, l’imprevisto si è infiltrato nella storia che mentalmente ciascuno dei partecipanti alla presentazione di La sponda dell’utopia si era creato nella sua mente e in un attimo nessuno pensava più al libro, a cosa doveva fare dopo la presentazione, a quanto era tardi o presto, a quanto avrebbe parlato ogni relatore, alle domande che avrebbe voluto fare e a quelle che poi avrebbe fatto, tutto cancellato dall'imprevisto, magnifico livellatore di destini. L’imprevisto che può rendere protagonista la comparsa e pubblico silente il primo attore. Ho pensato allora che a Tom Stoppard tutto ciò sarebbe piaciuto. È stato allora che Giordana ha riconquistato il suo ruolo, il contestatore è passato dalla verbalizzazione delle sue idee alla verbosità priva di ascolto e tutto e tornato più o meno come era prima. La relatrice è ripartita dal suo aneddoto e il pubblico si è chiesto se davvero aveva senso quel parlare.
Del libro e della rappresentazione teatrale vi parlerò in seguito. Per ora concentriamoci sull'imprevisto e se non avete mai sentito parlare di Tom Stoppard è l’ora di andare a teatro o almeno noleggiare un film (http://www.youtube.com/watch?v=abKFIhxPxe4&feature=related).    


Commenti

  1. Ma alla fine chi era il ragazzo? E è davverro esistito?
    E come l'ha presa Marco Tullio Giordana?
    Necessito input
    Daria

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