Alla ricerca di un'epifania

Le epifanie si nascondono nei luoghi più impensati. 


All’ombra di un olivo qualsiasi in mezzo a piante millenarie, sui bordi smussati di un porticciolo a forma di anello di pietra, dietro le spalle di un’Afrodite immersa  nei limoni, persino sotto un sassetto che vi siete chinati a raccogliere e che vi rigirate in mano, come se fosse l’ultimo pezzo di un puzzle di cui non vedete ancora l’immagine completa. 



È inutile provare a controllare queste sensazioni. Lasciatevi cadere su un tappeto d’erba e sollevate lo sguardo per scoprire se il cipresso che vi ha ostruito il passaggio sia davvero un dito che punta qualcosa (e se lo fa da cento anni senza distrarsi quel ‘qualcosa’ deve essere importante). È quello che è successo a me in un anfratto del più grande lago d’Italia. 

Siamo a San Vigilio, all’estremità settentrionale del golfo di Garda. Le guide turistiche vi ricorderanno tutti i personaggi famosi che hanno amato questo luogo: Winston Churchill, Laurence Olivier, Maria Teresa D’Austria, Vivien Leigh, come se un’emozione potesse attivarsi a comando per puro spirito di emulazione, lasciate stare, ne ricavereste solo noia. 


Se avete bisogno di un personaggio a cui ispirarvi, tirate fuori il vostro smartphone e cercate ‘Agostino di Brenzone’. Basta il nome a pensare a una bella storia, sembra quello di un personaggio di Umberto Eco e già ce lo immaginiamo che vaga di notte in un castello con un libro segreto sotto il braccio. Quasi. Agostino era uno scrittore e un avvocato (perché anche nel XVI secolo vivere di sola scrittura era un affare per pochi) che si mise alla ricerca di un luogo dove coltivare il silenzio. Per questo trasformò il bordo di lago in un ‘non-luogo’ dove possono convivere le affabulazioni di un borgo toscano con quelle delle coste amalfitane o liguri, circondate da quella sospensione di sensi che solo il lago può offrire. 


In una villa circondata da busti romani, statue greche e giardini rinascimentali, Agostino ha composto un trattato (De vita solitaria) che forse non ha segnato le sorti della letteratura mondiale, ma a vedere i luoghi da lui creati, disseminati di citazioni di suoi versi, dove in ogni passo si nasconde una possibilità di ascolto nuova dell’animo umano, gli deve aver donato un grande piacere e questo è uno stato invidiabile in uno scrittore. 


Il viaggiatore che si troverà a percorrere il viale di cipressi che porta alla casa che fu di Brenzone, avvertirà subito questo piacere e godrà della sua piccola epifania, sorseggiando un silenzio profondo, che lo porterà a bearsi prima e poi a liberare la sua gioia su carta.  



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