I dieci libri più popolari secondo Facebook e quindi secondo noi?


Alle classifiche che propongono i dieci libri più popolari o più venduti di tutti i tempi siamo abituati. Tutte hanno un elemento comune: qualcuno che cerca un’informazione e qualcuno che la offre, più o meno consapevolmente. E se non fosse più necessario offrirla? Immaginate di trasformare le informazioni che più vi stanno a cuore in lenzuola che poi voi stessi stendete al sole in un parco pubblico. Allora se qualcuno si fermasse a leggerle, magari prendendo qualche appunto, non potreste dirgli nulla. 

È quello che è accaduto a più di 130.000 utenze di Facebook lo scorso agosto, quando sono state oggetto di un’analisi che aveva come obiettivo la ricerca dei dieci libri più popolari fra i frequentatori della madre di tutti i social.

Ed ecco i “magnifici” dieci:

1.   Harry Potter series – J.K. Rowling;
2.   To Kill a Mockingbird – Harper Lee;
3.   The Lord of the Rings – J.R.R. Tolkien;
4.   The Hobbit – J.R.R .Tolkien;
5.   Pride and Prejudice – Jane Austen;
6.   The Holy Bible;
7.   The Hitchhiker's Guide to the Galaxy – Douglas Adams;
8.   The Hunger Games Trilogy – Suzanne Collins;
9.   The Catcher in the Rye – J.D. Salinger;
10. The Chronicles of Narnia – C.S. Lewis.


E se va detto che il “campione inconsapevole” era all’80% di lingua inglese e questo spiega la permanenza fra i primi dieci di autori inglesi o americani (a eccezione ovviamente della Bibbia), è interessante notare la predominanza del fantasy che occupa più della metà delle posizioni e il tema comune alla totalità di questi testi: la diversità (positiva o negativa che sia, comunque combattuta e temuta).

Altrettanto interessante è trovare fra le prime posizioni quasi esclusivamente libri dell’ultimo secolo (unica eccezione, a parte la Bibbia, Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen del 1813), mentre per trovare autori considerati insostituibili, almeno per il canone occidentale di Harold Bloom, dobbiamo scendere al 30° posto con William Shakespeare. Ma si sa che in ogni lista si può trovare il fondamento alla propria teoria, se la si guarda con attenzione.

Ciò che conta davvero in questa classifica è la modalità con cui è stata generata e il tentativo (solo uno fra i tanti) di FB di capire quanto il lancio di un’opinione nell’oceano social possa generare un seguito, se esistano e quali siano le connessioni fra chi ha segnalato il libro X e il libro Y o quanto possa essere efficace il “tagging”[1] a seconda del suo utilizzo. Il vento del cambiamento alimentato dai social è potente e le vostre lenzuola si gonfiano, sovrapponendosi a quelle altrui, mentre gli osservatori sono sempre lì a vedere come entrano in contatto e perché. A proposito, George Orwell e il suo 1984 è al 12° posto di questa classifica dei libri più popolari, speriamo serva a farci usare un po’ di più l’asciugabiancheria per le nostre informazioni.




[1]L'attività di tagging (dall’inglese “tag”, contrassegno; in italiesetaggare: in italiano questo verbo non esiste, meglio usare "contrassegnare") consiste nell'attribuzione di una o più parole chiave, dette tag, che individuano l'argomento di cui si sta trattando, a documenti o, più in generale, file su internet. (fonte Wikipedia).


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