Una parola un verso - settima settimana - "Sparare"

sparare v. tr. e intr. – 1. Azionare un’arma da fuoco, facendo esplodere e partire uno o più colpi 2. a. estens. Tirare con violenza, spec. calci, con riferimento a quadrupedi b. Nel linguaggio della fotografia e della televisione, con uso assol., detto di soggetto che, nella ripresa, dà luogo ad abbagliamento 3. fig. Dire cose inverosimili o esagerate (e s’intende, per lo più, con una certa sfacciataggine): s. balle, fandonie; 4. [der. di parare, col pref. s- (nel sign. 1)], non com. – Spogliare dei paramenti, degli addobbi: s. la chiesa; nel rifl., togliersi i paramenti
Sparare.
Sulla gente, sulle richieste, sulle nostre possibilità. Attaccare, non lasciare spazio, decidere che ciò che possiede l’altro deve essere nostro. Allora prenderlo, convincendo noi stessi che è naturale, perfino congeniale al nostro essere. Guardarsi intorno e razionalizzare, perché fanno tutti così, sono tutti così, come se sparare fosse meno grave se non si è i primi a farlo, per poi impiegare mesi a dimenticarlo. Fino alla prossima volta, fino al prossimo dubbio, sempre più spento, sempre meno coerente.
Il tempo dell’incertezza si assottiglia, lasciando spazio alla convinzione che sia sempre stato così e per questo giusto.
E voi? Quante volte avete sparato oggi?


Commenti

  1. "Sparare", modo d'essere comune che si traduce in parola che tutti mettono in pratica, senza mai dichiarare.
    Sparare sugli altri, più forte, ancora e ancora, finche' non ci sara' più spazio per lo stupore.
    Perché tanta paura per ciò che sembra essere così congeniale?
    Perché fingere di non accettare, quando ciò che vogliamo e' solo essere tristemente noi stessi?
    Non farcela alla fine e sentirsi diversamente deboli, quando "forte" e' l'unica possibilità.
    Pierfrancesco

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  2. Mi piace molto il significato: spogliare dei paramenti, degli addobbi. Lo trovo particolare e in qualche modo bello.A Sparare nella mia vita è la mia voce. La mia voce spara sugli altri, su alcuni, ma inutilmente. E' anche per questo che sono convinta che "forte" non è l'unica possibilità. La "fragilità" è un'altra possibilità. E' una feritoia attraverso la quale si è già stati sparati. E' una ferita, un'apertura, un dolore, una tristezza acuta, una debolezza, ma è così che ci si sente anche e ancora vivi. Scrivi: "Perché fingere di non accettare, quando ciò che vogliamo è solo essere tristemente noi stessi"?Noi non siamo un punto fermo, siamo un discorso infinito di milioni di parole. Siamo frasi sempre nuove, siamo verbi che dobbiamo ancora mettere in azione, siamo pensieri ed emozioni che dobbiamo ancora vivere. Non siamo conclusi, finiti, definiti, una volta per tutte. Siamo aperti nella nostra fragile esistenza ....
    Sparare gli altri, spararci ....le pallottole trapassano, fanno buchi, fanno sanguinare....ma non è anche il dolore un mistero enorme e sacro nella nostra vita? ----mistero che la razionalità non può spiegare.....
    Antonella

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  3. Antonella, hai aperto più fronti, lasciandoci con un fascio di possibilità fra cui scegliere ed altre fra cui rimestare alla ricerca di una " fragilità" che sembra in te generatore di un nuovo tipo di forza.
    Qualcosa che fara' storcere il naso ai materialisti conclamati e sorridere i disillusi, artisti del sarcasmo.
    Tu procedi pure per la tua idea e stendila, come un tappeto di ispirazione su cui piantare la tua essenza.
    Pierfrancesco

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  4. La fragilità per me è come un'apertura verso un ignoto. E curiosa di conoscere come sono...voglio proprio scoprire dove porta.La curiosità di sapere e l'istinto di autoconservazione: ecco i miei alleati per amare la vita e capire....dove vuole andare a parare con i colpi che mi riserva :-))
    Antonella

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